La potenzialità della persona malata

Mi chiamo Luca, ho la sclerosi multipla che mi è stata diagnosticata nel 1998, anche se probabilmente l’esordio della malattia è avvenuto ben prima della diagnosi, perché poi mi sono tornate alla mente situazioni di difficoltà di coordinazione o di stanchezza inspiegabili sul momento. Comunque credo che oggi non sia poi così importante stabilire quando tutto è cominciato.

La sclerosi multipla è una malattia degenerativa che provoca tanti problemi: invalidità che compromette la deambulazione fino ad avere bisogno della sedia a rotelle, deficit visivo, grossi problemi alle braccia e alle mani, una stanchezza cronica molto pesante che rende difficile qualsiasi cosa e… potrei continuare ma non voglio tediarvi con i miei problemi!

Nella mia vita esiste un prima e un dopo: lo spartiacque è proprio la malattia. Tutto quello che è successo prima, la persona che ero, quello che avevo, il mio modo di pensare, di sentire, di essere, in realtà non me lo ricordo molto bene. So che mi sono ritrovato da solo a combattere con un mostro, non perché gli altri non volessero aiutarmi, semplicemente non potevano, e questo stato di impotenza mi ha obbligato a convogliare dentro di me le poche energie rimaste. E’ cominciato così, senza che me ne rendessi conto, un percorso spirituale: preghiera, messa, incontri CVS e altro ancora. Ho scoperto la bellezza della fede! La bellezza e la profondità della Parola del Signore. Frequentando il CVS da parecchi anni, ho conosciuto tante belle persone: malati, volontari, fratelli, sorelle, consacrati, tutte persone con cui condividere le gioie e i dolori della vita, tutti uniti dalla fede, che bello!

Certo questo non significa che la simpatica compagna di vita, la malattia, sparisce, perché essa rimane con tutto il suo dolore e le sue fatiche, anzi, se è degenerativa, il tutto aumenta! Ma allora cosa cambia?

Il Beato Mons. Luigi Novarese è stato il primo a capire, a sentire, la potenzialità della persona malata. Il malato può raggiungere profondità spirituali importanti, non deve essere ipocritamente compatito con falso pietismo, al contrario deve essere valorizzato perché se, con l’aiuto del Signore, riesce ad accettare la propria sofferenza e ancora di più ad unirla alla Croce di Cristo, beh allora si può sentire addirittura un continuatore della sofferenza della Croce. Se il Signore ha scelto noi per continuare la Sua sofferenza con cui ha redento il mondo, allora noi possiamo veramente sentirci uniti al Suo Corpo e scoprire in Lui il vero senso salvifico del dolore.

Luca Spagnoli